Le vie per trattare le malattie infiammatorie croniche intestinali sono molteplici ed includono, oltre ad approcci nutrizionali, anche interventi con principi attivi farmacologici differenti, applicandoli secondo un sistema denominato “step-up”. In questo sistema si utilizzano diverse classi di farmaci, partendo da quelli più sicuri – ma con minore efficacia – passando via via per molecole a validità maggiore, ma con un elevato rischio di possibili effetti collaterali
Ricordiamo tra le categorie più diffuse: i corticosteroidi (nelle forme acute, moderate o gravi della malattia all’esordio); gli amminosalicilati; gli immunomodulatori (a fronte di una spiccata efficacia hanno però pesanti rischi collaterali sistemici, che arrivano addirittura allo sviluppo di neoplasie)
Nonostante la conoscenza dei meccanismi delle malattie infiammatorie croniche intestinali sia progredita notevolmente, siamo ancora lontani dall’avere una cura definitiva
Le terapie convenzionali unite alla chirurgia riescono a garantire dei buoni successi clinici, tuttavia la nuova frontiera per affrontare al meglio questi problemi sembra sia la terapia personalizzata, ovvero un analisi individuale dei profili genetici, endoscopici e cellulari del singolo paziente, atta ad applicare una terapia mirata.
Ad oggi in Europa le stime parlano di circa due milioni di persone affette da malattie infiammatorie croniche intestinali, con un aumento dei casi anche in individui di giovane età
Tali patologie influenzano pesantemente la vita dei pazienti, sia da un punto di vista professionale (per via dei ricoveri ospedalieri frequenti), sia dal punto di vista personale (per i molteplici sintomi invalidanti). È facile quindi capire l’importanza nello sviluppo di nuove terapie, di un supporto psicologico e di diagnosi precoci per combattere sempre più efficacemente queste malattie ed assicurare una sempre migliore qualità di vita agli individui colpiti.